TITOLO: Murakami
AUTORE: Underground
EDITORE: Corriere della sera
Ciao a tutti lettori! Oggi ho deciso di parlarvi di “Underground”
di Murakami.
Non tutti sanno che nel 1995 ci fu un attentato multiplo
nella metropolitana di Tokyo in Giappone. Dico multiplo perché sono più di una
le linee metropolitane ad essere state colpite. Gli autori dell’attacco erano
adepti al culto religioso Aum, i quali diffusero all’interno dei vagoni una
sostanza chimica altamente velenosa il sarin, uccidendo alcune persone e intossicandone
gravemente molte altre migliaia. Murakami cerca di ricostruire la vicenda
attraverso alcune interviste raccolte da lui stesso negli anni immediatamente
successivi al fatto. Nella prima parte del libro sono raccolte tutte le
interviste fatte alle vittime dell’attentato o ad alcuni familiari, mentre
nella seconda parte Murakami andrà ad intervistare persone affiliate alla
setta.
Come avrete già intuito, questo libro non è un romanzo ma
una raccolta di interviste. Non troverete nulla di inventato o romanzato. Le
interviste sono molto dettagliate, infatti Murakami inizia ogni intervista
raccontando prima ciò che svolge nella vita la tal persona, la sua carriera,
dove vive e tutto il resto. Tutto ciò è bellissimo ed interessante per le prime
5 interviste, poi il libro purtroppo tende ad essere prolisso: le linee colpite
sono più di una e per ognuna di essa ci sono almeno 6-7 interviste, dove i
personaggi a lungo andare tendono a raccontare sempre le stesse cose. Questa è
un po' la pecca del libro, ma non mi viene da considerarla davvero come tale
perché comunque io non sono nessuno per giudicare il vissuto di una vittima di
attentato più interessante rispetto ad un’altra.
Una cosa che mi ha davvero colpita è sicuramente il modo e i
termini che ha utilizzato chi ha subito questo attentato. Quasi tutti infatti,
se non addirittura proprio tutti, dicono di non provare rabbia per l’accaduto e
nemmeno odio per chi ha commesso questo fatto; secondo loro infatti, provare
sentimenti negativi non avrebbe cambiato nulla ma solo fatto perdere altro
tempo. A dirlo erano anche persone fortemente intossicate dal veleno e che all’epoca
dell’intervista seguivano ancora delle cure. Devo ammettere che questo modo (secondo
me molto orientale) di affrontare la faccenda mi ha stupito molto. Forse perché
sono sempre stata abituata a vedere che dietro ad ogni accettazione del trauma,
c’è in realtà un lavoro molto complesso che dura anni o che comunque ad una
brutta azione corrisponda un sentimento negativo, che invece qui sembra essere
attenuato. Sono rimasta molto sorpresa, in positivo ovviamente e ho iniziato a
chiedermi come avrei reagito io….CERTO NON COSI’!
Mi ha fatto piacere leggere anche le interviste agli altri
membri del culto con i quali però ho fatto una notevole fatica ad entrare in
empatia per ovvi motivi e che non ho compreso forse fino in fondo.
Un’altra cosa che mi ha sorpreso è stato il tono pacato con
cui sono state riportate le interviste e i fatti, quasi come se non si stesse
parlando di temi seri e tristi, ma di una cosa qualunque. Lo definirei comunque
un pregio e mi complimento decisamente con Murakami per il lavoro svolto perché
è sempre bene o male riuscito a mantenere una posizione neutrale.
Arrivando al succo, mi è piaciuto? Si mi è piaciuto. Non
sapevo nulla sull’argomento, non sapevo dell’esistenza di questo culto e di
questo attentato quindi ero davvero curiosa di scoprirne di più. Non lo
consiglio tuttavia a tutti: in primis a chi non interessa l’evento e a chi
vuole leggere un romanzo (specifico di nuovo che i fatti riportati sono
realmente accaduti). Tenete presente che non è esattamente un opuscolo, ma
parliamo di circa 500 pagine, quindi se il genere non vi interessa farete
fatica a leggerlo.