TITOLO: Tutt’altro che tipico
AUTORE: Nora Baskin
EDITORE: Uovonero
"Mia madre
vuole aiutarmi. Vuole che io sia felice. E io credo che mia madre voglia
aggiustarmi. Vuole che sia più simile a lei, anche se lei non sembra poi tanto
felice per la maggior parte del tempo. E se non può aggiustarmi, vuole almeno
potersi spiegare perché sono così. Allora sta cercando un motivo. Un motivo che
possa spiegare quello che sono.
Potrebbe essere:
Il mercurio nel
vaccino trivalente
Un cromosoma
capriccioso
Un gene mutante
Troppo burro di
arachidi mangiato durante il primo trimestre
Insufficiente
ossigeno durante il parto
Insufficiente
burro di arachidi (esiste una cosa simile?)
Fumare durante la
gravidanza (ma mia madre non fuma)
Forse è
l'inquinamento dell'aria, o i fertilizzanti nelle verdure, o gli ormoni nel
latte, le piogge acide, il riscaldamento globale. Forse sono le radiazioni
emesse dalla televisione. O il microonde. O forse sono soltanto io."
Ciao a tutti, qualche giorno fa ho terminato la lettura di “Tutt’altro
che tipico” di Nora Baskin. Ho deciso di parlarvene perché l’autismo è un tema che mi è molto
caro: l’ho studiato a fondo e ci lavoro ormai da qualche anno. La sensibilizzazione
in questi casi non è mai troppa, quindi se posso, perché non promulgare qualche
lettura che possa aiutare qualche classe o qualche famiglia che si ritrova a
dover affrontare questo tema ma non sa da dove partire?
“Tutt’altro che tipico” è il racconto di Jason, un ragazzino
adolescente a cui da bambino è stata fatta la diagnosi di autismo. Le persone
che lo circondano sono neurotipiche e spesso è faticoso per Jason sopperire
alle loro richieste, molte delle quali non comprende. Jason però è riuscito a
ritagliarsi un pezzetto di mondo tutto suo, pieno di lettere che formano parole
e che a loro volta formano bellissimi racconti che Jason pubblica con
entusiasmo su un sito dedicato alla scrittura: storyboard. E’ proprio qui che
fa la conoscenza di PhoenixBird, una ragazza che come lui ama postare i suoi
racconti sul sito nel tentativo di migliorare la sua scrittura. Jason inizia a
fantasticare su come possa essere la ragazza nascosta dietro a quell’interessante
nickname, desideroso di poterla un giorno incontrare. Ma se PhoenixBird non
fosse in grado di vedere oltre il suo disturbo? Jason non è sicuro di voler
correre questo rischio.
“Tutt’altro che tipico” è un romanzo per ragazzi e non solo
(sono giovane è vero, ma non così tanto purtroppo) che ci mostra il mondo
attraverso gli occhi di un protagonista d’eccezione: è proprio Jason in prima
persona che ci racconterà ogni cosa, dal rapporto con i suoi familiari alle
giornate stressanti a scuola. Lo fa in prima persona perché il suo scopo è
quello di farci immedesimare in lui, capire il suo punto di vista: non poteva
esserci scelta più azzeccata.
I temi affrontati sono quelli dell’amicizia, della famiglia e
della disabilità. Vengono spiegati con un linguaggio semplice e intrigante (perché
effettivamente alcuni avvenimenti si colgono ma non sono descritti nei minimi
dettagli). Ciò che più ho apprezzato in particolare è come viene affrontato il
rapporto tra Jason e la madre: viene descritto questo tipo di amore insolito
che non viene manifestato con gesti eccessivamente affettuosi o con grandi
discorsi. E’ un amore spesso fatto di silenzi, di sensazioni, di comprensione
reciproca: Jason non salta al collo della madre baciandola né tanto meno la
riempie di parole dolci però questo non significa che non le voglia bene esattamente
come ogni altro ragazzino della sua età anzi, le è davvero legato. Ci sono parti
del libro che stringono il cuore dove Jason intuisce che la madre si sentirebbe
più a suo agio se si comportasse in modo “normale” quando si trovano in
pubblico in mezzo ad altre persone, non è lei a chiederglielo ma è facilmente
intuibile da come lo guarda o come si comporta, però lui non può farlo, non
riesce a non essere sé stesso e questo gli dispiace non tanto per lui, ma per
sua mamma. Jason intuisce che i genitori vorrebbero aiutarlo, guarirlo, ma non
possono e questo spesso è frustrante: è bello pensare di poter risolvere ogni
problema della persone che amiamo, ma non sempre è possibile.
Ho trovato questo romanzo sufficientemente realistico e non
è facile quando si parla di disabilità. Mi è capitato di leggere libri al
riguardo che peccavano di eccessivo buonismo: il ragazzo disabile all’inizio
del libro è snobbato, guardato con distacco, preso in giro ma ecco che alla
fine tutti gli sono amici, lo adorano, tutti vogliono giocare con lui. L’utopia
è dolce e attira il mercato, ma la realtà è un’altra cosa e in questo caso, a mio avviso, viene spiegata bene
. Motivo in più per
consigliarvi questo libro!
Concludendo il libro mi è piaciuto? Si e lo consiglio a
tutti i ragazzi e adulti interessati all’argomento. Potrebbe essere un buon
punto di partenza per sviluppare l’argomento in una classe scolastica o perché no,
all’interno di una famiglia che ne ha l’esigenza.