domenica 24 maggio 2020

RECENSIONE TUTT'ALTRO CHE TIPICO (LIBRO)- NORA BASKIN


TITOLO: Tutt’altro che tipico
AUTORE: Nora Baskin
EDITORE: Uovonero

"Mia madre vuole aiutarmi. Vuole che io sia felice. E io credo che mia madre voglia aggiustarmi. Vuole che sia più simile a lei, anche se lei non sembra poi tanto felice per la maggior parte del tempo. E se non può aggiustarmi, vuole almeno potersi spiegare perché sono così. Allora sta cercando un motivo. Un motivo che possa spiegare quello che sono.
Potrebbe essere:
Il mercurio nel vaccino trivalente
Un cromosoma capriccioso
Un gene mutante
Troppo burro di arachidi mangiato durante il primo trimestre
Insufficiente ossigeno durante il parto
Insufficiente burro di arachidi (esiste una cosa simile?)
Fumare durante la gravidanza (ma mia madre non fuma)
Forse è l'inquinamento dell'aria, o i fertilizzanti nelle verdure, o gli ormoni nel latte, le piogge acide, il riscaldamento globale. Forse sono le radiazioni emesse dalla televisione. O il microonde. O forse sono soltanto io."

Ciao a tutti, qualche giorno fa ho terminato la lettura di “Tutt’altro che tipico” di Nora Baskin. Ho deciso di parlarvene perché l’autismo è un tema che mi è molto caro: l’ho studiato a fondo e ci lavoro ormai da qualche anno. La sensibilizzazione in questi casi non è mai troppa, quindi se posso, perché non promulgare qualche lettura che possa aiutare qualche classe o qualche famiglia che si ritrova a dover affrontare questo tema ma non sa da dove partire?
Tutt’altro che tipico” è il racconto di Jason, un ragazzino adolescente a cui da bambino è stata fatta la diagnosi di autismo. Le persone che lo circondano sono neurotipiche e spesso è faticoso per Jason sopperire alle loro richieste, molte delle quali non comprende. Jason però è riuscito a ritagliarsi un pezzetto di mondo tutto suo, pieno di lettere che formano parole e che a loro volta formano bellissimi racconti che Jason pubblica con entusiasmo su un sito dedicato alla scrittura: storyboard. E’ proprio qui che fa la conoscenza di PhoenixBird, una ragazza che come lui ama postare i suoi racconti sul sito nel tentativo di migliorare la sua scrittura. Jason inizia a fantasticare su come possa essere la ragazza nascosta dietro a quell’interessante nickname, desideroso di poterla un giorno incontrare. Ma se PhoenixBird non fosse in grado di vedere oltre il suo disturbo? Jason non è sicuro di voler correre questo rischio.
“Tutt’altro che tipico” è un romanzo per ragazzi e non solo (sono giovane è vero, ma non così tanto purtroppo) che ci mostra il mondo attraverso gli occhi di un protagonista d’eccezione: è proprio Jason in prima persona che ci racconterà ogni cosa, dal rapporto con i suoi familiari alle giornate stressanti a scuola. Lo fa in prima persona perché il suo scopo è quello di farci immedesimare in lui, capire il suo punto di vista: non poteva esserci scelta più azzeccata.
I temi affrontati sono quelli dell’amicizia, della famiglia e della disabilità. Vengono spiegati con un linguaggio semplice e intrigante (perché effettivamente alcuni avvenimenti si colgono ma non sono descritti nei minimi dettagli). Ciò che più ho apprezzato in particolare è come viene affrontato il rapporto tra Jason e la madre: viene descritto questo tipo di amore insolito che non viene manifestato con gesti eccessivamente affettuosi o con grandi discorsi. E’ un amore spesso fatto di silenzi, di sensazioni, di comprensione reciproca: Jason non salta al collo della madre baciandola né tanto meno la riempie di parole dolci però questo non significa che non le voglia bene esattamente come ogni altro ragazzino della sua età anzi, le è davvero legato. Ci sono parti del libro che stringono il cuore dove Jason intuisce che la madre si sentirebbe più a suo agio se si comportasse in modo “normale” quando si trovano in pubblico in mezzo ad altre persone, non è lei a chiederglielo ma è facilmente intuibile da come lo guarda o come si comporta, però lui non può farlo, non riesce a non essere sé stesso e questo gli dispiace non tanto per lui, ma per sua mamma. Jason intuisce che i genitori vorrebbero aiutarlo, guarirlo, ma non possono e questo spesso è frustrante: è bello pensare di poter risolvere ogni problema della persone che amiamo, ma non sempre è possibile.
Ho trovato questo romanzo sufficientemente realistico e non è facile quando si parla di disabilità. Mi è capitato di leggere libri al riguardo che peccavano di eccessivo buonismo: il ragazzo disabile all’inizio del libro è snobbato, guardato con distacco, preso in giro ma ecco che alla fine tutti gli sono amici, lo adorano, tutti vogliono giocare con lui. L’utopia è dolce e attira il mercato, ma la realtà è un’altra cosa e in questo caso, a mio avviso, viene spiegata bene
. Motivo in più per consigliarvi questo libro!
Concludendo il libro mi è piaciuto? Si e lo consiglio a tutti i ragazzi e adulti interessati all’argomento. Potrebbe essere un buon punto di partenza per sviluppare l’argomento in una classe scolastica o perché no, all’interno di una famiglia che ne ha l’esigenza.


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