domenica 17 maggio 2020

RECENSIONE SEMINA IL VENTO (LIBRO)- ALESSANDRO PERISSINOTTO

TITOLO: Semina il vento
AUTORE: Alessandro Perissinotto
EDITORE: Piemme

"I signori dell'odio siedono in comodi scranni parlamentari o in grandi palazzi ricchi e ornati; si illudono di poter usare quell'odio in dosi medicinali, magari omeopatiche, e poi di riuscire a controllarlo, come una terapia che dovrebbe distruggere solo le cellule malate. Ma l'odio non si controlla; l'odio rompe gli argini e dilaga, si alimenta di se stesso e travolge tutto: il ventesimo secolo ce l'ha insegnato, ma noi non abbiamo imparato nulla. Chi semina il vento raccoglierà tempesta."

Eccoci qua lettori. Oggi vorrei parlarvi di questo libro: “Semina il vento” di Alessandro Perissinotto. Ho letto questo libro ormai parecchi anni fa, quando ero in terza o quarta superiore, perché partecipai al concorso bancarella e lo scelsi come lettura da recensire, quindi in sostanza questa è la seconda recensione che faccio a questo libro.

Il racconto parte con Giacomo Musso, un maestro di 35 anni recluso in un carcere di massima sicurezza del nord Italia. Su di lui pesano delle accuse piuttosto gravi che lo riterrebbero coinvolto nella morte della moglie Shirin. Su consiglio dell’avvocato, Giacomo inizia quindi a raccogliere in un diario la serie di eventi che lo ha condotto in quella situazione. Giacomo in realtà inizia il racconto da molto prima della morte della moglie, parte infatti dal raccontare il periodo in cui si sono conosciuti: entrambi abitavano a Parigi e, mentre lui era originario di un paesino molto piccolo del nord italia, Shirin è di origine iraniana. La ragazza però è una donna molto emancipata, ha un lavoro ben retribuito, frequenta le spiagge nudiste e si sente libera di fare ciò che vuole, senza rendere conto a nessuno nemmeno ad una religione in particolare. Nasce un amore folle, incredibile, che li travolge e li spinge a sposarsi. Tutto è apparentemente perfetto finchè non decidono di andare a vivere nel paese di Giacomo, in Italia: un paese piccolo, di poche anime, molto legato alle tradizioni e anche purtroppo piuttosto ottuso. E’ qui che le cose inizieranno a prendere una direzione complicata.

Semina il vento” è un romanzo molto delicato che tratta tematiche che, nonostante siano passati alcuni danni dalla sua pubblicazione, rimango molto attuali. Si parla infatti di razzismo, di odio e difficoltà ad accettare l’altro, soprattutto quando si tratta di religione. Tutte queste tematiche vengono calate all’interno di questo paesello in nord Italia che, e mi duole molto dirlo, ricorda vagamente anche quello in cui sono cresciuta io e che penso rispecchi la realtà di tanti paesi in giro per l’Italia senza fare differenze tra nord e sud.

Una parola molto utilizzata all’interno del libro è “tradizione”. L’odio o il razzismo di molti dei personaggi del libro infatti si cela dietro questa parola. Perché? Perché qualsiasi tentativo da parte dei due protagonisti di proporre qualcosa di “alternativo”, moderno, o semplicemente più laico all’interno del paese verrà solo interpretato come un tentativo di spogliarlo dalle proprie tradizioni che sono li belle fossilizzate da anni. Ecco quindi che “diverso” all’interno del libro diventa un appellativo non solo per chi è straniero o per chi ha una religione diversa, ma anche per chi si definisce semplicemente laico o per chi, ancora peggio, ha solo un’opinione che si discosta da quella delle altre persone. Questo nel libro viene accentuato anche dall’uso ricorrente del dialetto del luogo, che è un particolare aggiunto secondo me originale e ben studiato per far passare ancora di più questo concetto di chiusura.

Semina il vento” mi è piaciuto molto. E’ una bellissima storia d’amore che fa da sfondo ad una realtà ancora oggi presente. Il linguaggio è scorrevole e il libro è articolato in modo tale da far crescere la curiosità del lettore pagina dopo pagina fino ad arrivare ad un finale un po' scontato: una pecca purtroppo è proprio questa. Lo consiglio un po' a tutti e si traggono moltissimi spunti di riflessione: una, non scontata ahimè, è che non tutti i seguaci di religioni diverse dalla nostra sono vittime da salvare. Di crociate ce ne sono state anche troppe, meglio dedicarsi a qualcos’altro.

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