AUTORE: Alessandro Perissinotto
EDITORE: Piemme
"I signori dell'odio siedono in comodi scranni parlamentari o in grandi palazzi ricchi e ornati; si illudono di poter usare quell'odio in dosi medicinali, magari omeopatiche, e poi di riuscire a controllarlo, come una terapia che dovrebbe distruggere solo le cellule malate. Ma l'odio non si controlla; l'odio rompe gli argini e dilaga, si alimenta di se stesso e travolge tutto: il ventesimo secolo ce l'ha insegnato, ma noi non abbiamo imparato nulla. Chi semina il vento raccoglierà tempesta."
Eccoci qua lettori. Oggi vorrei parlarvi di questo libro:
“Semina il vento” di Alessandro Perissinotto. Ho letto questo libro ormai
parecchi anni fa, quando ero in terza o quarta superiore, perché partecipai al
concorso bancarella e lo scelsi come lettura da recensire, quindi in sostanza
questa è la seconda recensione che faccio a questo libro.
Il racconto parte con Giacomo Musso, un maestro di 35 anni
recluso in un carcere di massima sicurezza del nord Italia. Su di lui pesano
delle accuse piuttosto gravi che lo riterrebbero coinvolto nella morte della
moglie Shirin. Su consiglio dell’avvocato, Giacomo inizia quindi a raccogliere
in un diario la serie di eventi che lo ha condotto in quella situazione.
Giacomo in realtà inizia il racconto da molto prima della morte della moglie,
parte infatti dal raccontare il periodo in cui si sono conosciuti: entrambi
abitavano a Parigi e, mentre lui era originario di un paesino molto piccolo del
nord italia, Shirin è di origine iraniana. La ragazza però è una donna molto
emancipata, ha un lavoro ben retribuito, frequenta le spiagge nudiste e si
sente libera di fare ciò che vuole, senza rendere conto a nessuno nemmeno ad
una religione in particolare. Nasce un amore folle, incredibile, che li
travolge e li spinge a sposarsi. Tutto è apparentemente perfetto finchè non
decidono di andare a vivere nel paese di Giacomo, in Italia: un paese piccolo,
di poche anime, molto legato alle tradizioni e anche purtroppo piuttosto
ottuso. E’ qui che le cose inizieranno a prendere una direzione complicata.
“Semina il vento” è un romanzo molto delicato che
tratta tematiche che, nonostante siano passati alcuni danni dalla sua
pubblicazione, rimango molto attuali. Si parla infatti di razzismo, di odio e
difficoltà ad accettare l’altro, soprattutto quando si tratta di religione.
Tutte queste tematiche vengono calate all’interno di questo paesello in nord
Italia che, e mi duole molto dirlo, ricorda vagamente anche quello in cui sono
cresciuta io e che penso rispecchi la realtà di tanti paesi in giro per
l’Italia senza fare differenze tra nord e sud.
Una parola molto utilizzata all’interno del libro è
“tradizione”. L’odio o il razzismo di molti dei personaggi del libro infatti si
cela dietro questa parola. Perché? Perché qualsiasi tentativo da parte dei due
protagonisti di proporre qualcosa di “alternativo”, moderno, o semplicemente
più laico all’interno del paese verrà solo interpretato come un tentativo di
spogliarlo dalle proprie tradizioni che sono li belle fossilizzate da anni.
Ecco quindi che “diverso” all’interno del libro diventa un appellativo non solo
per chi è straniero o per chi ha una religione diversa, ma anche per chi si
definisce semplicemente laico o per chi, ancora peggio, ha solo un’opinione che
si discosta da quella delle altre persone. Questo nel libro viene accentuato
anche dall’uso ricorrente del dialetto del luogo, che è un particolare aggiunto
secondo me originale e ben studiato per far passare ancora di più questo
concetto di chiusura.
“Semina il vento” mi è piaciuto molto. E’ una bellissima
storia d’amore che fa da sfondo ad una realtà ancora oggi presente. Il
linguaggio è scorrevole e il libro è articolato in modo tale da far crescere la
curiosità del lettore pagina dopo pagina fino ad arrivare ad un finale un po'
scontato: una pecca purtroppo è proprio questa. Lo consiglio un po' a tutti e
si traggono moltissimi spunti di riflessione: una, non scontata ahimè, è che
non tutti i seguaci di religioni diverse dalla nostra sono vittime da salvare.
Di crociate ce ne sono state anche troppe, meglio dedicarsi a qualcos’altro.
Nessun commento:
Posta un commento