TITOLO: La strada
AUTORE: Cormac McCarthy
EDITORE: Einaudi
"E' così che fanno i buoni. Continuano a provarci. Non si arrendono mai."
Ciao lettori, oggi si torna a parlare di libri e in
particolare di scenari post-apocalittici: è infatti arrivato il momento di
parlare de “la strada” di Cormac McCarthy.
La trama è molto semplice: siamo in America e un uomo e un
bambino (i loro nomi non saranno mai pronunciati) sono in cammino verso sud
spingendo un carrello lungo una strada con le poche cose che gli sono rimaste.
Circa 10 anni prima il mondo ha iniziato a disintegrarsi, diventando di fatto
un luogo buio, freddo e grigio. Le poche persone sopravvissute sono o bande di
predoni cannibali o disperati (non che far parte di una delle categorie escluda
l’altra).
Sebbene la trama sia abbastanza semplice e lo spessore
piccolo, “la strada” è un romanzo intenso che tiene il lettore incollato alle
pagine con la speranza di un lieto fine (ho mai letto libri con lieto fine?!).
Lo stile dell’autore è sicuramente essenziale, ci basti pensare che i
personaggi non hanno nemmeno un nome. Ma, pensandoci bene, a cosa serve un nome
in un mondo devastato dove l’umanità sta per scomparire? Trovare cibo è più
urgente. Trovare medicinali è essenziale. Sopravvivere è la cosa importante,
nient’altro. Ecco quindi che le descrizioni si ripetono così come i dialoghi e
le vicende stesse dei personaggi. Potrebbe essere altrimenti, dopotutto, in un
mondo dove non esistono più mestieri, hobby, o altro di simile? Tutti i
capitoli si assomigliano esattamente come le giornate dei nostri protagonisti
che hanno come unico scopo quello di sopravvivere alla giornata. Se da un lato
questo potrebbe far annoiare il lettore, dall’altro lo cala esattamente
all’interno della storia. Ci sono stati più momenti infatti in cui non mi sono
sentita una semplice spettatrice della vicenda ma il libro mi ha coinvolta fino
a farmi riflettere davvero su cosa avrei fatto io al loro posto: siamo in un
mondo che sta per finire, gran parte degli esseri viventi sono estinti e l’uomo
temo che sarà irrimediabilmente uno di questi e non si parla di possibili
soluzioni. Ha davvero così tanto senso continuare ad esistere? Per continuare
giorno dopo giorno a sopravvivere e basta? Anche i protagonisti del romanzo si
troveranno più e più volte a discuterne, anche perché, intorno a loro,
tantissime altre persone hanno scelto di farla finita. Quindi più volte anch’io
nel corso della lettura, mi sono ritrovata a farmi le loro stesse domande; un
punto sicuramente a favore per l’autore.
Le descrizioni dell’ambiente sono comunque originali e molto
dettagliate: c’è un uso predominante del colore grigio, colore della cenere che
ovunque sovrasta il paesaggio. Persino la neve, per chiunque simbolo di
candore, qui è sporca e grigia. Tutto questo non fa altro che aumentare l’ansia
e l’angoscia associata ai protagonisti ma anche nel lettore, tanto che risulta
difficile anche solo immaginare che gli eventi possano ottenere dei risvolti
positivi.
Sono molte tuttavia le domande a cui non otterremo risposta
nel corso della lettura: ad esempio non viene mai esplicitamente detto come il
pianeta sia arrivato in questa situazione e gli unici indizi che riceveremo
derivano unicamente dai ricordi dell’Uomo (il padre del bambino appunto). Anche
il finale, in un certo senso, si può definire “aperto”. E’ bello lasciare un
margine di fantasia al lettore ma personalmente avrei apprezzato qualche
dettaglio in più.
Dal libro è stato tratto l’omonimo film “the road” in
inglese, disponibile anche su netflix. Ammetto di aver visto prima il film e
dato che mi è piaciuto particolarmente ho deciso di leggere anche il libro.
Non nascondo che il libro mi ha un pochino delusa per lo
stesso motivo che ho scritto sopra: speravo davvero che si facesse riferimento
ad alcuni fatti che nel film vengono solo accennati, convinta che fossero
semplicemente stati omessi dal regista. Comunque sia se vi piace il genere, ve
lo consiglio e vi consiglio anche il film. Lo stile dell’autore mi è piaciuto
molto tanto che penso di leggere altri suoi libri.
Nessun commento:
Posta un commento